Obsidian firma un GDR brillante. Ecco la nostra recensione di The Outer Worlds

  • Nome completo – The Outer Worlds
  • Piattaforme –  Playstation 4, Xbox One, PC, Nintendo Switch (nel 2020)
  • Developer – Obsidian
  • Publisher – Private Division
  • Distribuzione – Digitale/disco/cartuccia
  • Data di uscita25 Ottobre 2019
  • Genere – GDR
  • Versione Testata Playstation 4

Negli ultimi tempi il franchise di Fallout non se la passa benissimo, almeno se parliamo della sua community in generale, piuttosto scontenta della quarta incarnazione, e altrettanto scottata dal disastroso Fallout 76.

La voglia da parte del pubblico di voler di nuovo mettere le mani su un GDR capace di replicare le atmosfere ludiche e narrative dei fasti della serie si evince in maniera limpida in una qualsiasi discussione, che sia essa sui social, oppure in un confronto verbale diretto.

C’è qualcosa in quel meccanismo di apparente solidità che si è spezzato nell’ultimo periodo, e nel mentre Bethesda cerca di correre ai ripari per riottenere quella fiducia della community, silenziosamente Obsidian ha agito nell’ombra con un tempismo a dir poco perfetto, portando sul mercato quella sua visione del genere action GDR con la sua nuova IP, The Outer Worlds.

Vi ricordo che il gioco è attualmente disponibile nel catalogo di Xbox Game Pass!

E oggi siamo qui per parlarne nella nostra recensione!

Tanti mondi, tanta ironia

 

The Outer Worlds è una nuova IP che nasce sotto la stella di Private Division, una nuova etichetta messa in piedi da Take Two che, sulla falsariga di Focus Home Interactive, si offre di prestare il proprio supporto a quei team di sviluppo indipendenti che hanno all’attivo delle produzioni doppia A.

Il nuovo progetto di Obsidian tuttavia vede alla guida due grandissimi veterani del genere, nonché i papà dei primi due Fallout, ovvero Tim Cain e Leonard Boyarsky dell’ormai defunta Troika Games.

La stessa Obsidian dal canto suo vanta nel suo curriculum alcuni lavori di notevole spessore: Star Wars: Knight of The Old Republic 2, Pillars of Eternity II: Deadfire ma anche Fallout New Vegas, spin-off di Fallout 3, nonché il capitolo della svolta 3D più apprezzato dai fan.

Gli ingredienti dunque per un mix esplosivo ci sono davvero tutti, e possiamo già anticipare che la combinazione di questa grandiosa fucina di cervelli ha dato i natali ad una nuova potenziale serie di GDR a cui Bethesda dovrà inevitabilmente guardare per il futuro del suo franchise.



The Outer Worlds non è un titolo post-apocalittico, ma bensì una grande avventura dal sapore sci-fi ambientata nel sistema di Alcione, nel quale sono situati un gruppo di pianeti coloniali finiti nella morsa del Consiglio, una spietata multinazionale che controlla con il pugno di ferro la vita di ogni essere vivente che li abita.

Tra lavori forzati nelle fabbriche, condizioni di vita pessime e un regime quasi dittatoriale, The Outer Worlds presenta in realtà un sottotesto narrativo triste e crudo, mascherato da quella ironia tipicamente figlia dei dialoghi di Obsidian, ma anche della vecchia Troika Games: tanto black humor brillante capace di adescare il giocatore e coinvolgerlo negli stratificati dialoghi a opzioni multiple che caratterizzano l’intera opera.

Il giocatore interpreta il ruolo dello Straniero, uno dei coloni tenuti sotto ghiaccio in una nave spaziale alla deriva dello spazio, chiamata Speranza.

Risvegliatosi dopo 70 anni di sonno grazie all’aiuto del professore Phineas Welles, l’obiettivo sarà quello di liberare il sistema solare dalla morsa del Consiglio, ma ovviamente queste sono solo delle premesse basilari, poiché fin dalle prime battute in realtà entra in scena un sistema morale che potrebbe tranquillamente ribaltare il ruolo del giocatore all’interno della storia, o meglio ancora, essere degli spietati doppiogiochisti approfittando dei bisognosi ottenendo il favore del Consiglio, e magari colpire alle spalle anche quest’ultimo quando lo si riterrà opportuno.

Per quanto concerne la durata complessiva dell’opera, se si spende abbastanza tempo nel completamento delle missioni secondarie e principali, The Outer Worlds potrebbe raggiungere anche le 40 ore di gioco abbondanti, tuttavia l’estrema malleabilità della storia potrebbe garantire un secondo playthrough. I finali principali sono due: positivo e negativo.

Una storia tutta da plasmare

 

Mettiamo subito le cose in chiaro: The Outer Worlds non è un gioco di ruolo open world, bensì un progetto che dal punto di vista del level design si presenta più circoscritto, come un classico GDR a zone separate dai caricamenti.

Questo ha permesso a Obsidian di adoperare una struttura più lineare per i mondi visitabili dal giocatore, con mappe elaborate si, ma pensate per non disorientare mai dagli obiettivi prefissati, siano essi secondari o principali.

Siamo quindi lontani da una qualsivoglia dispersività ludica, anche se questo può essere tanto un difetto quanto un pregio, tutto dipenderà unicamente a quello che i fan di questo genere sono abituati. Dal nostro canto Obsidian ha deciso di modellare l’opera in questo modo per omaggiare il genere, ma è chiaro che rappresenta anche un compromesso legato principalmente alla gestione del budget (chiaramente ridotto rispetto ad un Fallout).

Nonostante le mappe siano suddivise a compartimenti stagni, restano comunque piuttosto generose, celando di tanto in tanto qualche segreto tutto da scoprire. La “linearità” la si percepisce nei dettagli con cui sono stati elaborati i design delle mappe, popolate spesso da accampamenti con nemici ostili che sarà quasi impossibile evitare, di conseguenza gli spargimenti di sangue saranno purtroppo inevitabili.

Dicasi invece il contrario per la risoluzione delle missioni principali e secondarie, le quali possono regalare non poche soddisfazioni in base all’approccio che si deciderà di adottare durante i dialoghi, caratterizzati da dozzine di opzioni diverse in base ai punti spesi nel potenziamento delle capacità interattive del proprio alter ego.

Questo ci permette poi di aprire la parentesi relativa al sistema di progressione: ogni volta che si sale di livello si otterranno punti da spendere nelle statistiche, affiancate da un sistema di abilità passive che, se presi nell’insieme permettono quindi di costruire una build specifica: per esempio è possibile creare un soldato esperto di armi bianche o da fuoco, un grande oratore esperto nelle conversazioni, ma poco affine all’utilizzo delle armi, o ancora, una perfetta macchina da guerra senza cervello e poco incline al dialogo.

Se infatti si investiranno pochi punti nella crescita verbale del personaggio i dialoghi a scelta multipla spesso offriranno delle opzioni decisamente fuori luogo che potrebbero anche compromettere la risoluzione di una quest senza l’utilizzo delle armi.

Nel corso dell’avventura sarà poi possibile reclutare anche degli alleati, anch’essi personalizzabili dal punto di vista dell’equipaggiamento e delle skill passive, a cui si associano poi delle missioni secondarie dedicate utili per migliorare il rapporto con essi.

La gestione dei compagni a dire il vero risulta quasi superflua, tanto che sarà anche possibile rimuoverli dal party e partire per i mondi senza alleati.



Una decisione all’apparenza folle, ma è il gioco stesso che permette di compensare alla loro assenza nel party con delle abilità passive che incrementano i danni negli scontri in solitaria. Inoltre il loro ruolo nella trama appare piuttosto di contorno, nonostante sia comunque possibile richiedere un loro parere quando sarà il momento di compiere delle decisioni importanti.

Uno sparatutto ruolistico

Per quanto riguarda il gameplay vero e proprio, The Outer Worlds rientra nella cerchia degli sparatutto in prima persona, ma come tutti gli altri titoli appartenenti a questo genere, deve scontrarsi con delle dinamiche di gioco basate sul lancio del dado: i danni saranno sempre variabili in base ovviamente al punteggio delle statistiche del personaggio e dell’arma. Quindi si, ci troviamo ancora una volta a fare i conti con un gunplay lontano da un Call of Duty, ma anche da Borderlands, bensì più affine a quello di Fallout.

Se quello della serie Bethesda si presenta ancora oggi molto grezzo, e anche molto legnoso nell’esecuzione, Obsidian è riuscita a regalare un feeling decisamente migliore. Pur non brillando e distinguendosi in maniera esemplare, sparare in The Outer Worlds spesso risulta molto piacevole.

Poco convincenti invece sono gli scontri corpo a corpo, che ovviamente devono dipendere da un sistema di animazioni legnose e imprecise, decisamente poco belle da vedere insomma.

Armi e armature rappresentano ovviamente il cuore del gameplay, e per ovvie ragioni sono anche quelle che hanno ricevuto maggiore attenzione da parte dello sviluppatore, poiché sarà possibile potenziarle attraverso dei banchi da lavoro dedicati. Obsidian poi avendo lavorato su Fallout: New Vegas non si è lasciata neanche scappare l’occasione di riprendere qualche elemento distintivo della serie Bethesda, ovvero lo S.P.A.V., riproposto anche qui come abilità ricaricabile che permette di rallentare il tempo per colpire gli arti dei nemici e metterli fuori gioco più facilmente.

Comparto tecnico

Dal punto di vista tecnico The Outer Worlds è un titolo decisamente limitato in molti aspetti: le animazioni dei personaggi sono legnose, mentre la realizzazione grafica ovviamente si attesta su standard più o meno bassi, ma c’è comunque una certa furbizia di fondo nel progetto, che riguarda  in particolare proprio la sua direzioni artistica.

Il sistema di Alcione è incredibilmente ricco di colori e di spettacolari scenari che ricordano da vicino anche No Man’s Sky. Ciò che purtroppo farà storcere il naso è inevitabilmente la scelta di proporre mondi a “blocchi” mediamente grandi da esplorare, ma non sempre ricchi di cose da fare e vedere. A questo si aggiunge il problema dei caricamenti, presenti davvero in troppe quantità tra una zona e l’altra, e soprattutto molto lunghi, almeno durante il nostro test effettuato su Playstation 4.

Commento finale

The Outer Worlds è un GDR appartenente alla vecchia scuola che prova a colmare alcune lacune importanti che hanno caratterizzato gli ultimi Fallout. La scrittura è brillante: riesce ad affrontare con piglio umoristico e demenziale una storia che nasconde drammi umani, e abusi di potere da parte delle multinazionali con un sottotesto sociale attuale. A questo si affianca un profondissimo sistema di dialoghi multipli influenzati dalla progressione stessa del personaggio, basata ovviamente sempre sulle scelte del giocatore nella costruzione delle build. Ma quando si esce fuori da questo “ecosistema testuale”, si ripropongono dei limiti dettati dalla natura di un progetto. Ciò non toglie comunque che siamo davanti ad una nuova IP dall’enorme potenziale.

7.8

VOTO

7.8/10

Pros

  • Tanto humor, ma la storia è decisamente matura
  • E' un GDR puro nella progressione
  • Dialoghi profondi e sfaccettati
  • Bella direzione artistica
  • Storia meno dispersiva da seguire...

Cons

  • ...ma la struttura lineare delle mappe potrebbe non essere apprezzata
  • Tecnicamente ci sono molti alti e bassi
  • Tanti e lunghi caricamenti

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