La storia è tutta nel titolo: per un banale guasto al motore della sua barca, un pescatore che abita sul fiume a livello della linea di confine tra Corea del Nord e Corea del Sud sconfina nella parte “libera” del paese diviso in due e viene catturato

Viene considerato una possibile spia e il processo mostra l’attenzione patriottica e cieca a scovare nemici di alcuni, miscelato alla razionalità delle azioni di altri mentre sullo sfondo appare un paese ricco e sviluppato dove però chi è povero non è affatto libero. Questo duro processo non è però che un doppio di quello che il prigioniero subirà al rientro nel suo paese povero come possibile traditore. Anche i dialoghi e le immagini si raddoppieranno, rimarranno diverse le motivazioni che lo porteranno verso un’illusoria libertà.

Il film è un ritratto imparziale della divisione complessa di un unico paese in due stati e mostra come in realtà ognuna delle parti abbia i suoi lati positivi tanto quanto le proprie follie. Lascia un messaggio amaro, di un uomo che resiste e continua a credere negli ideali di fedeltà al regime assoluto e alla famiglia che gli hanno insegnato negli anni ma non è libero perché i fili della sua vita sono mossi da altri, contro la sua volontà. Rimane prigioniero in qualunque parte della Corea gli altri decidono di farlo stare.

Voto 7

Maria Rosaria D’Apice per Cineplay

L’ultimo capolavoro di Kim Ki-duk arriverà al cinema il 12 aprile, distribuito dalla friulana Tucker Film. 



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