Riptide GP: Renegade arriva su Nintendo Switch. Ecco la nostra recensione del racing game di Vector Unit

  • Nome completo: Riptide GP: Renegade
  • Piattaforme: PC, PlayStation 4, Xbox One, iOS, Android, Switch
  • Producer: Vector Unit
  • Developer: Vector Unit
  • Distribuzione: Digital
  • Data d’uscita: 7 Dicembre 2017
  • Genere: Arcade, Corse
  • Versione Testata: Switch

Prosegue la proposta di Vector Unit dei suoi titoli più famosi su Nintendo Switch. La macchina di Nintendo grazie alla sua natura ibrida sta allettando moltissimi studi indipendenti, ma anche molte software house che hanno investito per lunghi anni nel panorama dei videogames mobile. Se a tutto questo aggiungiamo l’architettura simile a Nvidia Shield TV, il motivo per cui la console di Nintendo si sta trasformando in un faro nella notte per tantissimi sviluppatori è presto detto.

Dopo Beach Buggy Racing, il piccolo studio californiano torna su Nintendo Switch con un porting del suo recentissimo Riptide GP: Renegade, prima approdato su dispositivi iOS e Android, e successivamente su console e PC. Contrariamente ai due precedenti episodi che proponevano delle tradizionali corse di moto d’acqua futuristiche, questa variante dal sottotitolo “Renegade” ci porta nel mondo delle gare clandestine rielaborando la formula del titolo originale.

Si rinnova una formula vincente

Partendo da una base ormai consolidata, Riptide GP: Renegade è sostanzialmente l’evoluzione del precedente Riptide GP 2. Come di consueto il gioco offre una tradizionale campagna divisa per gare classiche, gare acrobatiche, a eliminazione e via dicendo; a questa si aggiunge un multiplayer in locale, fino a quattro giocatori con joy-con separati, e una controparte online nella quale è persino possibile sfidare anche i Ghost degli altri giocatori.

In linea con i precedenti si tratta di una produzione di piccolo budget, le modalità possiamo dire che sono poche ma buone, e solo il single player garantisce una longevità abbondante per gli amanti di questo sport.

La modalità Carriera presenta una piccola trama, molto abbozzata ovviamente, che ci vede nei panni di un pilota clandestino. Accumulando crediti e battendo determinati boss sarà possibile sbloccare altri otto avatar e altrettante moto d’acqua. Per entrambi è possibile applicare un po’ di personalizzazione con stemmi e colori a scelta, mentre in modo specifico per le moto si potranno investire i crediti guadagnati per potenziarne le prestazioni.

Completando le gare si otterranno anche punti esperienza e salendo di livello il giocatore verrà ricompensato con punti abilità utili per sbloccare nuove acrobazie da sfoggiare nel corso delle gare. Questo sistema di progressione, già presente nei precedenti episodi, viene quindi ripescato proponendo una formula inevitabilmente già vista se si ha conoscenza della serie, ma è un tentativo di arricchire l’offerta. La struttura mobile comunque tradisce come sempre la produzione, con un livello di difficoltà si nella media, ma che avanzando obbligherà il giocatore a ritornare su altre gare già completate per accumulare denaro e potenziare la moto. Fortunatamente la situazione è meno tediosa rispetto ad un Beach Buggy, nato come free-to-play e riadattato poi per console come prodotto premium, ma sul lungo tempo potrebbe riflettersi sulla pazienza del giocatore di turno.

Un sequel più elaborato

Il titolo di Vector Unit però dimostra le sue notevoli differenze rispetto al predecessore solo una volta scesi in pista: gli scenari luminosi e colorati vengono rimpiazzati da un mondo più cupo, e per certi versi quasi apocalittico, e questo si nota anche dalla struttura stessa degli elaborati percorsi studiati dal team. C’è meno linearità ovviamente, e grazie al tema della clandestinità il level design cerca di spettacolarizzare maggiormente delle gare che, già in partenza non si pongono più delle regole. I piloti sono più agguerriti, e inoltre nel corso delle gare irrompono anche moto d’ordinanza nel tentativo di arrestare il fenomeno di queste corse illegale, ciò nasce giustamente dall’esigenza di aggiungere pepe alle corse tradizionali per variare dal tema classico.

Ma le differenze nel gameplay si annidano proprio nella struttura meno lineare dei circuiti, arrichiti da pericoli e da imprevedibili (almeno inizialmente) mutamenti che avvengono nel corso della gara. Questa scelta per quanto comporti un leggero disorientamento, ha dei pregi notevoli: offre l’opportunità al giocatore di studiare i percorsi di ogni pista e sfruttarne i segreti quando l’occasione si presenta. Altro elemento che gli sviluppatori non hanno abbandonato è proprio quello delle acrobazie, utili per ottenere dei bonus velocità, ma come sempre caratterizzati da una grandissima varietà di combo, la cui esecuzione a volte può davvero risollevare le sorti di una gara (ma anche peggiorarle, quindi attenzione!).

Sulla cresta dell’onda

Il porting su Switch del gioco non tradisce le aspettative, e porta sulla macchina di Nintendo un titolo tenicamente molto buono. Il lavoro svolto da Vector Unit è stato già in origine di pregevolissima fattura, con una fisica della moto e delle onde nettamente superiore ai precedenti lavori, il feeling che trasmette la guida della moto è davvero palpabile e i Joy-Cons da questo punto di vista si rivelano un buon sistema di controllo.

Il framerate del gioco si attesta sui 60 fotogrammi al secondo, fissi in modalità dock, e leggermente instabili in modalità portatile durante i momenti in cui l’effettistica sovrasta la scena. Nulla di particolarmente gravoso, e in entrambe le modalità di utilizzo garantisce fluidità e tanta spettacolarità.

 

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